RESIDUI

Uscendo di casa si incontrano solo porte aperte. Nessuna di queste verrà più chiusa e nessun uomo potrà mai tornare sui propri passi. Il suono delle nostre parole le ha aperte. Una sola parola per ogni porta. Uscendo di casa si incontra “la casa”, abito e numero mai contraddetto. Nessuna metafora, solo resti di un prezzo già pagato.
La visione è finalmente in perenne divenire, e il mondo abitato fa i conti con il feticcio delle nostalgie.
L’orizzonte è stato sfondato per far entrare altre moltitudini. Esseri reali ed esseri virtuali con un comune destino di perfezione.
Il grande essere protesico che sta fuori di noi, propone a se stesso il meglio che c’è sulla piazza. Non c’è dio che possa essere paragonato a questa copia della natura.
Ma c’è un dio silenzioso che fa timidamente capolino, un dio che la macchina non sa riconoscere.
Non è ancora la fine di un mondo ma già si sente l’odore di un prima dell’inizio, del dopo di una fine, privi di codice. Il dio del vuoto è qualcosa che sta fuori dai numeri, perfino da chi i numeri li dà.
È talmente forte il desiderio di non perdere i pezzi, che ci facciamo in “quattro” per rimanere “uno”.
Il gioco storico dell’idea di un uomo che piano piano si raccoglie intorno a un’anima per raggiungere quel dio, nonostante noi stessi.
Noi siamo il futuro-presente che è contenuto nella previsione. Siamo in corsa per la perfezione. Il biglietto lo abbiamo strappato tanto tempo fa.
Dal passato ci appare, a richiesta, quella coda di pensiero ormai libera dal vincolo; il vertice vagante di una piramide spezzata. In fondo non è il fondo che ci interessa.
Il pensiero deve comunque raccogliere parole. Ma dire o non dire non “serve”, almeno non come sa servire il gesto dello schiavo. Il servizio è militanza non ideologica. Che sia fatta la volontà del signore!
Ci avviciniamo al traguardo e ci guardiamo intorno; durante la corsa regoliamo i conti con strette di mano e abbracci d’addio. Salde le fondamenta sistematicamente contraddette. Solo i risultati non si discutono. Allenamento e precisione, giunture ben oliate, occhi vigili. Esaurire lo sforzo iniziale. Come i vecchi elefanti che sentono uno strano vento di cenere…

Ivan Ceruti